Notule
(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)
NOTE
E NOTIZIE - Anno XIX – 12 febbraio 2022.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org
della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia”
(BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi
rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente
lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di
pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei
soci componenti lo staff dei
recensori della Commissione Scientifica
della Società.
[Tipologia del
testo: BREVI INFORMAZIONI]
BA.2
è come Omicron: impariamo a conoscerla prima che si diffonda in tutto il mondo. Più che una figlia di Omicron (BA.1 o B1.1.529 di
SARS-CoV-2), dice Paul Griffin che ha isolato la variante BA.2 all’Università
del Queensland, dobbiamo considerarla come una sorella. Già Omicron si è
prodotta come variante “altamente divergente” per aver accumulato più di 30
mutazioni nella proteina spike, cosa che ha ridotto la protezione
anticorpale da vaccinazione e da precedenti infezioni accrescendo la
trasmissibilità, ora BA.2 è sotto osservazione perché potrebbe costituire un
problema simile.
L’OMS (WHO)
chiama “variante di interesse” un ceppo virale il cui genoma presenta la
potenzialità di rendere le proprietà note di un virus più nocive e la cui
trasmissione è in crescita in più paesi; l’etichetta di variant of concern
(lett.: variante preoccupante) è attribuita dalla WHO alle varianti di
interesse che si rivelino maggiormente infettive, in grado di evadere la protezione
vaccinale e l’immunità da infezione pregressa e/o ridurre la prestazione dei
test di identificazione o dei trattamenti standard impiegati per il ceppo virale
di riferimento. Per questa ragione, dopo accurate verifiche di queste proprietà
in tutto il mondo, la variante Omicron il 26 novembre 2021 è stata dichiarata variant
of concern.
Allo stato
attuale degli accertamenti, si conoscono 3 sotto-varianti o sub-varianti della
linea Omicron: B.1.1.529, comunemente detta BA.1, poi BA.2 e BA.3. L’OMS non ha
ancora etichettato o separato BA.2, ma le autorità sanitarie britanniche l’hanno
ufficialmente classificata come under investigation, intendendo che si
sta attentamente monitorando il comportamento nella popolazione, oltre a
studiarne in laboratorio le proprietà, allo scopo di rilevare prima possibile la
presenza dei requisiti che potrebbero farla considerare preoccupante.
Conosciamo
BA.2. Le prime sequenze di BA.2
sottoposte all’attenzione dei virologi provenivano dalle Filippine, ma ora sono
stati già segnalati migliaia di contagi negli USA, nel Regno Unito e in altri
stati, mentre in Australia, dove la sub-variante è studiata dal gruppo di Paul
Griffin, sono stati accertati finora solo pochi casi. In proposito ricordiamo,
come abbiamo fatto già a proposito della vicenda del tennista Djokovic, che l’Australia
adotta il criterio della chiusura sanitaria controllata dei confini e dei
varchi di frontiera regionali, in corrispondenza di porti, aeroporti, stazioni
ferroviarie e caselli autostradali; misura da noi vivamente consigliata anche
in Italia e mai adottata. Ancora non vi sono evidenze che BA.2 causi una
malattia più grave, ossia con un tasso di mortalità più elevata, ma le
preoccupazioni dei ricercatori inglesi sono legate a due ragioni principali: 1)
è più difficile da differenziare e riconoscere, perché il marker
che consente di identificare Omicron (BA.1) distinguendola dalle altre varianti
di SARS-CoV-2 alla PCR, ossia l’assenza della proteina S (S gene target
failure), non può essere adottato; 2) è risultata più infettiva in
uno studio in Danimarca, dove BA.2 ha in gran parte sostituito BA.1, contagiando
il doppio dei non vaccinati contagiati da BA.1, 2,5 volte i vaccinati con due
dosi e addirittura 3 volte più di Omicron i vaccinati con tre dosi, come se la
vaccinazione attuale determinasse un effetto paradosso nei confronti di questa
variante.
Nuove varianti
di Omicron, Delta e di altre linee genetiche possono prodursi ogni giorno e la
probabilità del loro sviluppo cresce al crescere del numero di persone
contagiate; per questo, come andiamo ripetendo dal 2020 sarebbe necessario
adottare tutte le misure in grado di ridurre la diffusione di massa cui stiamo
assistendo in Italia senza fare altro che continuare a mandare in onda e in
rete spot pubblicitari sulla vaccinazione. La vaccinazione riduce drasticamente
il rischio di morire di COVID-19 ed è un aiuto anche per la riduzione del
contagio, ma con queste nuove varianti rimane un mezzo assolutamente insufficiente
da solo a far fronte alla diffusione di SARS-CoV-2. Ripetiamo per l’ennesima
volta che tutte le altre misure di protezione della popolazione devono essere
messe in atto e ne deve essere controllata l’attuazione. Infine, ricordiamo che
l’uso obbligatorio delle mascherine KN95 (commercialmente corrispondenti alle
FFP2, FFP4, ecc.) lo abbiamo esortato dal marzo 2020, e solo due anni dopo in
alcune regioni italiane sono diventate obbligatorie nei mezzi di trasporto
pubblico: quanto altro tempo dovremo aspettare e quanti morti perché si attuino
le altre misure? [BM&L-Italia news, febbraio, 2022].
Identificati
nel nucleo di Edinger-Westphal i neuroni che inducono la madre a preparare l’alveo
per i piccoli. Noto anche
come comportamento di nidificazione, questo FAP (fixed action pattern) è
rilevante per la sopravvivenza della prole nei roditori, ma fino ad oggi non
era stata compresa la sua base neuronica. Ora, un team di ricercatori
coordinati da Nicolas Renier della Sorbona, ha identificato nei neuroni
peptidergici del nucleo di Edinger-Westphal del cervello di topine gravide l’elemento
essenziale per modulare l’allerta prima del sonno, che promuove il
comportamento di realizzazione dell’alveo protettivo per la prole. [Topilko
T., et al., Neuron – AOP doi: 10.1016/j.neuron.2022.01.012, 2022].
La
rigenerazione neurale e le speranze deluse dopo la scoperta della neurogenesi
nel cervello umano. Dopo la
scoperta della neurogenesi cerebrale e la messa a punto delle prime tecniche in
grado di aggirare i maggiori ostacoli alla ricostituzione delle fibre
interrotte nelle lesioni del midollo spinale, c’era stato un notevole
entusiasmo e la convinzione diffusa in molti ambienti della possibilità di ottenere,
nel volgere di pochi anni, possibilità terapeuti considerate impossibili fino a
qualche anno prima sulla base di un carattere biologico dei nostri neuroni: la
perdita della capacità mitotica a favore della specializzazione funzionale.
Abbiamo affrontato la questione già nel 2003 in un saggio a commento di uno
studio appena pubblicato (Molecular “Stop Signs” May Hold Secret of Nerve
Regeneration – Brain Mind & Life Opinion in BM&L-International,
Current, Feb., 7th, 2003 – articolo commentato da Stuart Butler vedi nella sezione
“IN CORSO” del sito: Stuart Butler sulla Rigenerazione Neurale - lettera).
Sono trascorsi quasi vent’anni, ma alcuni dei problemi sono rimasti insoluti,
così come erano prospettati in quell’articolo.
Due settimane
fa abbiamo pubblicato una recensione di un lavoro su nuove interessanti
prospettive (Note e Notizie 29-01-22 Neuroplasticità e riparazione del
midollo spinale) e una notula, che qui di seguito si riproduce per comodità
del lettore:
Lesioni del
midollo spinale: la rigenerazione è inibita da istoni extracellulari. La rigenerazione assonica nel sistema nervoso
centrale adulto è limitata da fattori inibitori extracellulari. Topi knockout
tripli mancanti dei maggiori inibitori associati alla mielina non presentano
rigenerazione spontanea seguente il danno del midollo spinale, indicando la
presenza di altri inibitori. Siddiq e colleghi hanno identificato negli istoni
(H3) extracellulari una nuova classe di molecole inibenti la rigenerazione
nervosa. [Cfr. Brain Commun. 3 (4): fcab 271, Nov. 13, 2021].
La discussione
avviata su questi argomenti in seno alla nostra società scientifica ha promosso
la decisione di incontrarci periodicamente per un aggiornamento specifico sui
risultati ottenuti dalla ricerca in questo campo. [BM&L-Italia news, febbraio,
2022].
La
dimensione vissuta della bellezza è anche questione di stati funzionali del
cervello. Prendendo le mosse dalla
concezione della bellezza espressa dal nostro presidente in Specchio della
psiche e della civiltà, nella nostra società scientifica si è sviluppata
una discussione sulle concezioni alternative di bellezza.
In particolare,
è stata proposta alla riflessione psicologica e neuroscientifica quella
particolare dimensione della cultura brasiliana che si esprime attraverso la
musica, la danza e varie altre forme di rappresentazione socializzata del corpo,
che in passato è stata analizzata come “sublimazione del desiderio nella
bellezza”, ma che forse oggi può essere meglio interpretata alla luce delle
analisi socio-antropologiche dello studioso brasiliano Gilberto Freyre (v. Sociologia
della Medicina e i saggi sull’uomo tropicale) che, nel Novecento, ha
fornito elementi preziosi per comprendere peculiarità di vita riflesse nella
cultura, e ignorate o trascurate dagli studiosi europei e nordamericani.
All’origine di
quello spettacolo colossale e fantasmagorico che è il carnevale di Rio de
Janeiro c’era un’intenzione di realizzare bellezza per trasmettere e condividere
un piacere visivo da associare al piacere uditivo, in una
condizione collettiva di danza, che al contempo rappresenta ed evoca la gioia.
Il concetto di bellezza inizialmente sotteso non è certo quello dell’astrazione
platonica o dell’essenza spirituale cristiana, ma costituisce una
concettualizzazione approssimativa – perché verosimilmente compresa attraverso
l’esperienza – della ricerca di uno stato di armonia dell’individuo con
la collettività, attraverso la condivisione di un affetto espansivo (ritenuto
in grado di proteggere dall’affettività depressiva, dolente, ansiosa o
rabbiosa) intensamente espresso ma selettivamente determinato e gestito secondo
le regole di un gioco e qui, propriamente, di un’arte.
Questa gioia
collettiva si riteneva, nei villaggi precolombiani della cultura Tupì-Guaranì, potesse
generarsi sulla base di uno stato di pace nella popolazione e di pace
interiore, concetto reso poi in portoghese, a somiglianza dello stato di quiete
atmosferica in mare, con “na boa” (nella “bonaccia”) espressione ancora
adoperata per indicare convenzionalmente lo stato di perfetta tranquillità tra
innamorati non litigiosi. Anche se, ormai da tempo immemorabile, il carnevale
delle scuole di samba è un concorso estremamente impegnativo, che premia solo le
prime classificate e comporta un anno di tensioni con prove segrete (nel “quadro”
protetto) delle composizioni coreografiche e la compravendita dei direttori
artistici più creativi, contesi come i migliori allenatori di calcio, l’intenzione
originaria era quella di una gioiosa armonia collettiva. Gilberto Freyre
spiegava anche che la capoeira, prima di diventare un gioco-danza con l’arrivo
degli africani, poi assimilato alle arti marziali, era un gioco non competitivo
cui partecipava tutto il villaggio indigeno, senza distinzione di sesso e di
età, comportando prove intese soprattutto al divertimento. Dunque, già all’origine
della capoeira e delle altre (numerose e interessanti) attività rituali
collettive che hanno preceduto nella storia il carnevale cristiano, vi era l’intenzione
di cercare un modo di star bene. Quando, nella storia, questa ricerca del buono
sia diventata anche ricerca di bellezza è difficile dirlo ma, nell’opinione
di alcuni antropologi brasiliani, la ricerca del “bello”, sia pure in abbozzo,
dovrebbe essere sempre stata tutt’uno con la ricerca del “buono”.
Questa prospettiva
ci aiuta a comprendere almeno due elementi caratteristici: 1) la nudità
originariamente a fine non erotico ma semplice specchio dei costumi di un
paese caldo e usata per rappresentare, più in una forma spontaneamente
analogica che simbolica, la continuità con la natura, offrendo alla vista il
piacere della bellezza di corpi giovani modellati dall’esercizio; 2) la
coesistenza di tematiche sacre della tradizione cristiana con ballerine
che, durante il samba, si esibiscono sistematicamente in performances di
specifiche tecniche, come le particolari scosse del seno e delle natiche (saccudir)
necessariamente scoperte per poter essere valutate dalla giuria, che quantomeno
stridono con la concezione del pudore cristiano. Anche se a questo riguardo – è
stato osservato nel corso della discussione – i contrasti negli anni recenti
sono di molto diminuiti e in qualche caso scomparsi. Ad esempio, la scuola di
samba detta “Mangueira” ha presentato (prima della pandemia) lungo Sapucaì,
ossia il viale all’interno del sambodromo da ottantamila posti progettato da
Oscar di Maio dove avviene la sfilata per il concorso e poi l’apoteosi delle
scuole vincenti, ha presentato un corpo di ballo che interpretava il Vangelo con
un Gesù che aveva il ruolo da protagonista (un po’ sulla falsariga di Jesus Christ
Superstar) e tanti altri personaggi in costume da antichi Ebrei e da
antichi Romani, senza nudità. Un’altra scuola di samba ha presentato una trama (enredo)
coreografica sulla vicenda di San Sebastiano, e l’unico corpo svestito era quello
di una gigantesca statua di San Sebastiano di cartapesta.
Ciò che
interessa è che nell’ottica originaria della popolazione lo stato di gioia
armonica richiede un preciso setting fisiologico. Innanzitutto è
necessaria una netta prevalenza del parasimpatico sull’ortosimpatico, un
bassissimo livello di attività e un’altissima soglia di attivazione dei sistemi
neuronici dello stress, un alto tono inibitorio della corteccia e un
buon regime di irrorazione cortico-sottocorticale, con accresciuto rilascio di
endorfine, encefaline ed endocannabinoidi; tutto ciò associato alla sensazione
soggettiva di serenità, tranquillità, stabilità, sicurezza e fiducia, equivalente
a quello stato mentale che il gergo psicologico comune definisce “rilassato”. Questa
condizione di partenza, raramente ottenuta dai performers in modo
perfetto o completo, è in sostanza corrispondente al polo opposto dello stato
neurofunzionale pervaso da ansia da stress, con prevalenza dell’ortosimpatico,
alti tassi di cortisolo, ACTH, CRH (asse ipotalamo-ipofisi-corteccia surrenale),
forte attivazione catecolaminica, particolarmente noradrenalinica e dopaminica
sinaptica, e dell’asse simpato-adrenomidollare.
Prima della
completa affermazione della cultura cristiana in Brasile, pur esistendo una maggioranza
assoluta di convertiti al cristianesimo, la sensibilità rimaneva in massima
parte più vicina a quella indigena di sostrato, che aveva conquistato anche i
tanti africani giunti in massima parte con le navi schiaviste che attraccavano
a Rio, e dunque la maggior parte dei Brasiliani non operava la distinzione tra piacere
fisico (peccaminoso) e gioia nell’amore oblativo (virtù cristiana).
Ancora oggi, tanto nelle canzoni quanto nelle analisi sociologiche, si parla di
felicidade, sia pur effimera del carnevale, come un insieme di allegria,
gioia, piacere e bellezza.
Il
prerequisito fondamentale, come abbiamo visto, si ritiene debba essere l’assenza
completa di ansia, da molti ottenuta facendo ricorso all’effetto ansiolitico
dell’alcool, in uno stato dell’organismo che, come quello del sonno notturno
non disturbato, vede una netta prevalenza del parasimpatico, condizione ideale
per l’attività digestiva e sessuale. [BM&L-Italia news, febbraio, 2022].
Notule
BM&L-12 febbraio 2022
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